Il progetto di riqualificazione del lungomare di Reggio Calabria ha scala territoriale, “tendendosi” tra due polarità introdotte dal concorso quali terminali di un sistema funzionale e rappresentativo che sia riferimento per un rinnovato rapporto tra la città ed il mare: il Museo del Mediterraneo (e le strutture pubbliche di supporto alle attività del porto) a Nord ed un centro polivalente a Sud.
La prima si ancora nella parte settentrionale del nuovo sistema, laddove l’impianto urbano ruota in relazione all’orografia locale; radicandosi al promontorio generato dalla foce del Torrente Annunziata e degli scogli che naturalmente formano l’ansa del porto, la struttura è il proseguimento del lungomare, che viene sintetizzato e riassunto in una forma che, attraverso una sorta di “sdoppiamento” traslato della linea del litorale, si stacca dalla costa affacciandosi al mare per poi tornarvi coincidendo con le strutture del porto. Il Museo e gli altri spazi divengono una sorta di ponte gettato tra la città, il mare e di nuovo la città, quasi una sua estrema proposizione in un gioco di reciproci sguardi ed affacci. La seconda si pone in relazione al Giardino Pubblico, “tassello mancante” nella scacchiera della città otto-novecentesca che spalanca al mare il terminale Sud di Corso Garibaldi, principale asse relazionale e rappresentativo della città; la struttura viene quasi “espulsa” dal corpo urbano e proiettata sul mare scavalcando, senza interagire, la viabilità ed i fasci della ferrovia che scorrono tra gli edifici del frontemare ed il litorale, raddoppiando la dimensione del parco.
L’edificio aggetta sul mare, sporgendosi sullo Stretto nella riconferma di un rapporto culturale e non fisico tra la terraferma e la Sicilia.